Voglio parlare di un album che mi è tornato tra le mani quasi per caso, anticipato dal singolo, “Hey Man”, cover della celeberrima canzone di Zucchero, “Raccontiraccolti” dei miei Nomadi con il loro inconfondibile stile. Il singolo ha anticipato l’album “RaccoltiRaccolti”, su etichetta Atlantic/Warner Music, un progetto discografico molto atteso, che ha suscitato una grande curiosità nei fan, compresa me, poiché raccoglie ben undici cover di grandi cantautori italiani riarrangiati e reinterpretati, oltre al brano “Due re senza corona” diffuso solo durante i concerti e tramite internet, bonus track (su iTunes), con il precedente album di inediti “Allo Specchio”. In più di 40 anni di carriera e in 40 dischi è la prima volta che i Nomadi si cimentano in canzoni e artisti così diversi tra loro, con un duetto con lo stesso Zucchero. Ma le novità non si fermano qui: dal 13 novembre i Nomadi sono in tour teatrale nelle principali città italiane, che proseguirà per tutta la stagione invernale, dove proporranno accanto ai loro più grandi successi, i brani del nuovo album “Raccontiraccolti”. Questo è una trasposizione in chiave personale dei pezzi di grandi cantautori, Zucchero (e Gino Paoli), Edoardo Bennato, Ivan Graziani, Francesco De Gregori, Antonello Venditti (e Bob Marley), Enrico Ruggeri, Roberto Vecchioni, l’amico Francesco Guccini, i Ribelli e Massimo Ranieri. Al primo ascolto mi è sembrato che queste canzoni sembrano essere state scritte per essere interpretate da loro. I Nomadi sicuramente in Italia sono una band che ha nel sangue scrivere canzoni di un certo spessore, grazie in passato alla presenza di un cantante come Augusto Daolio. Ma con il tempo il gruppo ha saputo reinventarsi, trovano nuovi vocalist ed ha acquisito una grande capacità realizzativa, creando canzoni di grande successo con temi quali l’amore, il sociale, i grandi personaggi, i simboli, i sogni e le utopie, che abbiamo ascoltato divisi per tematiche nella raccolta uscita da settembre con il Corriere della Sera e TV Sorrisi e Canzoni. La voce di Danilo Sacco, ha accompagnato la band dal 1992 ad oggi, prima in coppia con Francesco Gualerzi e poi diventando la prima voce solista, con accanto il bassista Massimo Vecchi. I Nomadi hanno sicuramente scelto canzoni di cantanti con i quali li lega una amicizia, o una stima professionale. Belli gli arrangiamenti che hanno dato ai vari pezzi un arricchimento musicale e un elogio alla melodia, senza in alcun modo stravolgere la struttura originale. Dal vivo ascoltare i Nomadi è sempre una grande emozione. Soprattutto in questa nuova veste di tour teatrale. Vedere di nuovo sul palco Danilo, dopo più di un anno di difficoltà e ricoveri, a seguito dell’infarto, dell’angioplastica e degli altri guai di salute, è stato davvero commovente. Ormai lui rappresenta la voce portante e tutti noi fan abbiamo temuto che potesse abbandonare. Certo è stato un periodo davvero difficoltoso per il gruppo, tra interruzioni di tour, concerti senza Danilo…. ma ora sono tornati. Negli anni li ho sentiti suonare un po’ ovunque: tra palazzetti nelle città, piazze di provincia, strade di paese, campi sportivi, e di certo, il teatro non è il loro luogo prediletto, tuttavia il concerto è stato veramente particolare, accompagnato da sonorità mai ascoltate prima dalla band. Mi sono innamorata di nuovo della loro musica. Anzi di più. La voce di Danilo Sacco mi piace troppo. Quando l’ascolto dal vivo mi fa tremare. Ora ha abbandonato jeans e maglietta… si presenta coi capelli legati, un po’ di pancetta e il vestito con la giacca scura. Per non parlare della seconda voce di Massimo Vecchi, anche lui sicuramente molto bravo… I Nomadi sono garanzia di qualità e classe per la musica italiana. Ora, sempre, Nomadi.

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