Il regista romano con questo film torna al suo cinema, fatto di malinconia, cinismo, ironia ed amarezza, con questo Io, Loro e Lara, divertente e riuscita commedia targata Warner Bros. In questo film veste i panni di un prete moderno, contemporaneo, missionario in Africa ed in preda ad una vera e propria “crisi spirituale”, tanto da dover tornare a Roma, dalla sua famiglia, in cerca di pace e tranquillità. Peccato che la giungla e la guerra, appena lasciate alle spalle, vengano incredibilmente ritrovate nella metropoli familiare. Mantenendo sempre il proprio acuto ed inimitabile sguardo sull’italiano medio, aiutato da un ottimo cast di contorno e da uno script ricchissimo di battute e scene esilaranti, senza mai scadere nella volgarità, con tanto di approvazione della Cei. Padre Carlo Mascolo è un missionario che vive in un villaggio nel cuore dell’Africa dove – parole sue – fa “il medico, il preside, l’agricoltore, il meccanico e lo sceriffo a tempo pieno”. Da qualche tempo avverte i sintomi di una crisi spirituale che lo angoscia sempre di più. Dunque decide di tornare a Roma per parlarne ai suoi superiori. Il suo padre spirituale lo tranquillizza, a volte è necessaria una pausa di riflessione. Lo esorta a trascorrere un po’ di tempo in famiglia per ritrovare se stesso attraverso il calore dei propri cari. Intanto da un’altra parte della città, in un minuscolo appartamentino di periferia, una misteriosa ragazza fa dei colloqui con un assistente sociale. Sembra che la ragazza, Lara, abbia avuto dei seri problemi in passato che adesso sta cercando di risolvere. Ma nonostante l’aria da educanda che ostenta con l’assistente sociale, Lara conduce una doppia vita. Di notte, di fronte ad una web cam si trasforma in una sensualissima modella in latex e tacchi a spillo. Un film corale supportato da grandissimi attori che grazie alla brillante sceneggiatura, ad una grossa dose di improvvisazione e a tempi comici perfetti degli attori tutti, regala due ore di piacevole intrattenimento costruito su un intreccio corale ben congegnato e mai pretestuoso, che strappa finalmente le grasse risate di una volta. Don Carlo trova una situazione al suo ritorno non è però quella che si aspettava di trovare, addirittura più precaria di quella che ha lasciato nel Continente Nero. Il fratello Luigi si è buttato nella finanza e non ha perso nessuno dei suoi vizietti, né quello delle donne un po’ psicotiche e neanche quello della cocaina; la sorella Bea, psicologa divorziata assai meno equilibrata dei suoi pazienti, è alle prese con una figlia adolescente che vive all’ombra della sua amica, una sorta di suo clone, un’esperienza di sofferenza che oggi tutti chiamano emo. A completare il quadro già abbastanza inquietante la ciliegina sulla torta: papà Alberto, vedovo ex-militare, generale in pensione, che è appena convolato a nozze con Olga, una biondona slava di almeno vent’anni più giovane che sembra avergli regalato una seconda giovinezza e che ora vive con lui nella grande casa al centro di Roma in cui Carlo e i suoi fratelli sono cresciuti. A sconvolgere ulteriormente il tutto, arriva una tragica morte, con susseguente funerale e la misteriosa entrata in scena di Lara, una ragazza bellissima, enigmatica, conturbante e trasgressiva, una donna dalla personalità parecchio complicata che sconvolgerà la vita di Carlo e quella dell’intera famiglia. Verdone ci mostra con grande sensibilità e con una sagacia d’altri tempi quello che siamo diventati in questi anni, una mandria di bestie asociali incapaci di parlarsi, di ascoltarsi e di guardare oltre il proprio naso, attaccati molto di più alle cose materiali piuttosto che ai valori e ai sentimenti. Al contrario dell’ultimo Grande grosso e Verdone, la meschinità dell’italiano medio è tutta nei personaggi di contorno, contrapposta alla straordinaria integrità etico morale del simpatico protagonista che proprio nel momento in cui sente il terreno mancare sotto i piedi si rende conto di non poter contare su nessuno dei suoi familiari. E’ proprio in questo momento di grave crisi personale che don Carlo riesce però a dare il meglio di sé, a trovare la necessaria lucidità per ascoltare tutti, per capire il problema e provare con la sua goffa saggezza a ristabilire l’ordine, aiutato dalla non trascurabile presenza di Lara – che dopo un inizio di contrasti, cattiverie e vendette trasversali – si rivelerà alla fine una vera e propria benedizione per tutta la famiglia. Io, loro e Lara è una commedia melanconica che offre al pubblico un Verdone rinnovato, finalmente pronto a fare quel salto di qualità che tutti si aspettavano. Un susseguirsi di divertentissime gag con Verdone grande mattatore alternate a momenti di grande intensità emotiva in cui esce fuori un’importante critica sociale. Un film adulto e corale supportato da grandissimi attori che grazie alla brillante sceneggiatura, ad una grossa dose di improvvisazione e a tempi comici perfetti degli attori tutti, regala due ore di piacevole intrattenimento costruito su un intreccio corale ben congegnato e mai pretestuoso, che strappa finalmente le grasse risate di una volta. Io, loro e Lara riesce nel difficile intento di far ridere e commuovere allo stesso tempo, fa riflettere e ci offre un Verdone rigenerato nella mente e nello spirito ma soprattutto nello sguardo, un Verdone di cui cominciavamo a sentire la mancanza e che credevamo ormai sepolto nei nostri ricordi, negli indimenticabili sketch che ci hanno accompagnato per trent’anni. Bravissimo attore, grandioso sceneggiatore di se stesso e regista di grande esperienza, Carlo Verdone resta ad oggi l’unico autore cinematografico capace di rappresentare degnamente e senza volgarità la ‘romanità’ in tutte le sue innumerevoli sfaccettature, mixando alla perfezione le battute e le gestualità memorabili dei film dell’inizio carriera con la maturità dei suoi film più seri e malinconici. C’è l’amarezza di Al lupo, al lupo e di Compagni di scuola, la verve di Maledetto il giorno che t’ho incontrato e di Stasera a casa di Alice, la comicità strabordante di Borotalco e Acqua e Sapone, ma nessun personaggio artificioso, nessuna mistificazione, nessuna esagerazione. Tutti hanno applaudito e sicuramente anche qualcun altro da lassù non sarà rimasto deluso. Ancora bentornato Carlo.

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